mercoledì 17 novembre 2010

Cézanne




Regina rossa


Prendimi
come seta tra le dita
come caverna di glifi che uno ad uno metti in luce.

Scoprimi
come tomba di cinabro, addormentata da millenni.

Specchiami
come giada sepolta, ora pulsante vita acquerulea e cristallina.

Fatti raggio e attraversami, fai della notte il sole.




*** ***

Ultimi dubbi

…come tante erbe infestanti
dentro la mia psiche.

Non avrete la mia libertà.



*** ***





La coscienza di Cézanne è sempre con me

Come avessi dimenticato
frammenti di te
in ogni paese sul mare,
Anima mia.

Quale collana di perle
madreperlacce
lasciata ingiallire
tra aridi flutti,
Anima mia.

Oh, illusione!
un velo
un timpano
un utero verde smeraldo.
ci dava il riflesso che credevamo il cielo.

Ogni perla un indizio
un portale
un archetipo
che dita di bimbi
sgranano
accendono.



*** ***



Gli dei

illuminano ciò che già
è emerso.

Gli dei…servi dei corpi…
adoratori
della psiche umana.

Non c’è segno che viene
dall’alto… da fuori…
dall’inconosciuto
Solo c’è ciò che dal nostro essere
archetipi viventi
già siamo.



*** ***




Pennellate

Sto… in un’ altra dimensione.

Sto… nel vuoto
madreperlaceo della conchiglia.

Sono… alla Perla che sono.

Millenni d’attesa
fino a sentire
il tenue calore
del raggio verde che schiudo.

Che ora
lassù alla luna
parla
della Luce reale
che sale
dal fondo del mare.



*** ***


la Forza


In effetti qual è il suo nome? uno e tanti... non ha importanza.
Però quando ne facciamo esperienza sentiamo di essere attraversati da qualcosa che ci segna e ci cambia mentre ci fa essere sempre più ciò che siamo.
Lei, Signora di noi stessi mentre ogni attimo ce ne assumiamo tutta la responsabilità, su ogni scelta e vissuto perché... perché… qui siamo al creare con la vita, che è un… giocare.
Tutto s’inchina e abdica a tale forza che ci rende consapevoli dei mondi che siamo, tutto possiamo, tutto è possibile, tutto ha un senso e va vissuto e celebrato.
E Lei ci rende Re di noi stessi.



*** ***




Gioco

Se il gioco viene
gioco
il perché non so
ma solo se gioco
un giorno
forse
qualcosa capirò.


*** ***



Il raggio verde

Quando emerge l’emozione sconosciuta
o forse nota
non conducibile dalle parole
né dal gesto né dal corpo.

Quando l’unico modo
di lasciar uscire il non dicibile
è andare in fondo al mare.

Tentata
di criptarlo in una conchiglia.
Oggi l’ho avvertita l’insidia del sentirsi
l’essere stati i signori di un Silenzio
pieno.

Oggi non ho scelto una conchiglia

Ho sciolto il non detto nelle bracciate
affidando all’acqua
la creazione di un linguaggio.

In fondo,
è dall’acqua che nasce la vita.

*** ***



Alle sorgenti del Clitunno

Dormire
attraversati da tracce smeraldo.

Riflessi dell’acqua
occhi di dee.

Polle trasparenti di vita acquerulea
che la montagna eiacula.

Frammenti di luce squarciano il velo
allorché il verde dei faggi fugge verso il cielo.

Storia antica che riemergi a gocce
che riempi un lago di sopore azzurro verde in cui mi oblio.
Oh, Federico, Garcia
sacerdote dell’acqua del sangue e della forza!

Ritrovato antico amore
fatto gola che canta.

Alle sorgenti del Clitunno
in me
sonno d’acqua e d’erbe.


*** ***





Campello sul Clitunno

Ossidiana.

Torri scolpite tra gli ulivi.

Echi
di gregoriani incensi.

Richiami
profumi di donna
corpi fatti preghiera.

Un femminile
reso madre
dalla volta del Cielo.



*** ***




Bellezza e forza

Forza/Bellezza
è la spinta

“non mi darei
che per la tua forza”

“non mi darei
che alla tua bellezza”.

*** ***




Alla foce

acqua di sale, acqua di fonte
antica saggezza, nuovo sentire.

Euridice ritorna, sciogliti Orfeo
coltri che scorrono sotto ai miei piedi.

Tutto si sveste, tutto si scioglie
sassi lucenti tracciano strade.

Piccoli scogli, freschi rimbalzi
memorie travolte da onde di schiuma.

Alla foce

aprirsi al vasto e tremendo smeraldo.

Verd-azzurro immenso cristallo ondeggiante
seduce la Terra.


*** ***



Dall’etere


Eros scava, toglie il velo a parole.
Spezza sintattiche catene, sfronda poteri.

Svela enigmi e cabale. Smaschera incantesimi.

Il corpo mappa di tesori
di più
oligarchico microcosmo del re di Salem.

Echi
voci di vati
aprire un orecchio che capta assonanze
alzare un’antenna a segnali impensati.

Assenza di senso che impone ascolto…

… “la lingua nelle sinapsi scoperte”.



*** ***



I miti

Parlano le sinapsi
antri lidi, luoghi reconditi
di una Psiche occulta prodiga esigente.

Psiche del dio fattosi bambino.

Ritorni, vecchio stanco pensiero
e un giovane Efebo si specchia.

La morte era un sogno
le Pleiadi chiavi di vita immortale.

In ogni cristallo vibra la forza
Parola.

Ogni chicco di cielo
che scorre nel corpo è materia divina.





*** ***




I miti e le dee gli dei

Dagli voce, che parlino

sono funzioni della Psiche.

Basta pronunciarli
dare loro respiro
e funzionano.

La parola è viva
ogni emissione ogni segno
è forza di freccia
che l’arciere già vede fissata
al centro dell’occhio del mondo.


*** ***




“Dormire
attraversati da tracce smeraldo”

thori
catino

budda

la trama

una rete connette le menti
dissolve vaghe identità, perduti nomi e perché.

In gesti che sanno di terra per dire Parole più estese.

Come piume in mano all’arciere per essere Parola non nostra.

La Psiche ci perde
esuli, non siamo di noi.

Libertà ci forgia.

*** ***


Oscurami


Al silenzio
oltre ogni verecondo sentire
odi bellezza.

Dita sospese
su spartito di respiri

suonano le creste dell’aria
come note speziate
come tracce di pensiero appena incarnato.

Solo il corpo
può dire vissuti dalla bellezza.

Oh, tu
Pastore di nuovi orizzonti
or che il sole cristallino rilascia i suoi raggi

oscurami

solo luce
il cuore della Terra lanci nel cosmo.


*** ***



Mare di cristallo

mi possiedi.

Forza antica inseguita dalla luce del giorno.

Immersa in un plasma poderoso e sapiente
che possiede l’arcobaleno.

Smeraldo rubino opale lapislazzuli cromatidi diamanti
luce e pietra.

Essere già di altro, essere oro e argilla.



*** ***


Cristallo


Immersa nel plasma cristallo che abbraccia la Terra.

La carezza acquatica verd’azzurra
che avvolge la Terra
Una col suo cuore.

Mi perdo, mi lascio prendere.

La mia pancia, grande cesto di variopinti fiori
stelle alpine, stelle marine, rododendri ginestre e mimose
papaveri e lillà.

Cesto di profumati segreti.

Suoni e parole. Perle.

Il mio ventre pulsa e respira
Uno, col mormorio del mare.


*** ***



Le mani in cèzanne

Mi accompagna dolcemente da tempi immemorabili

trascina scie di luce

allontana spettri silenti

mostra cabale

svela enigmi.

Regala fiato e respiro.

Dona note suoni colori.

Lascia soli.

Ineluttabile

Voluto

Portato.

Come sgranare un rosario.

*** ***



Cezanne

Quasi una forza lontana
suono indistinto sempre acceso.

Lontani i tempi della luce e delle stelle
ora ampi vuoti e silenzi.

Ma lui, la sua voce, il suono del suo pensiero
quasi il profumo
e il suo sottile insinuarsi in ogni recondita piega del mio respiro.

Sempre presente
deciso sicuro.

Ovunque il suo colore
e i ritorni della luce.

Sempre lui a dirmi che la vita
è il continuo flebile sussurro
che sempre mi parla.


*** ***




Occhi fiati

Verdi azzurri - i cieli sul mio letto
Rossi gialli - la linfa nelle vene
Le terre i neri - vivo di silenzi
Grigi blu - orizzonti senza soli.

Occhi fiati - sospesi.
Parole - silenti.

Attimi d’incanto.

*** ***


Per incontrare l’altro, l’amato, possiamo usare la parola, lo sguardo, il corpo ma possiamo usare il mare, il vento, la roccia, la stella, la goccia d’acqua è la stessissima intensità.



*** ***

Direttore d’orchestra

scrivo pensieri sul mio corpo
traccio vie sentieri tratturi voli d’aquila
suono note sinfonie libero canti.

Un cristallo fermo e trasparente
che le mie mani risvegliano.
Luce che chiama le dita
ad intrecciare trine arcobaleno
vortici di forza.

Sola. Ignara. Silente. Profondamente mia.
Corpo cristallo. Corpo di luce.

Ascoltare parole criptate
aprire glifi di carne
di pelle di anse di seni.

Baciata dal sole
il ventre… gli archi.
il petto… i fiati
arti e percussioni.

Le mie mani su di me.
Direttore d’orchestra.

E la vita continua a riempirmi di luce.

*** ***


Odo

I corpi di altri, miraggi, del deserto di sale
il velo si squarcia e solo un suono rimane
odo parole, sembravan lontane
lasciare ogni cosa perché una memoria
da mondi di seta
mi vuole abitare.

*** ***





Vedo quel prato

Quel prato
sapeva.
Distesa di fiori
parlava alla luna.


Una corsa
un guizzo
un tremore
una timida mano.


Oh, non ho capito!
Tornare
oggi
ascoltare
trovare il nuovo sentiero.

*** ***


Tocco

Tocco
parole di carne
luce che nutre
forze feconde


un nucleo
un ovulo un seme


tocco
pareti di utero
acque in cui nasco.

*** ***




Volo

Fai più veloce
veloce
non lasciare spazi vuoti
ma solo
energia pulsante.

Mi hai raggiunta
be-re-shit
mani di seta.



*** ***



Apro il tempo interno

Chiudo
occhi
orecchi
mani
dita
sentire sul mondo.


Entro
spazio da sempre mio
abisso di forze


Pensiero sublime
lanciata nel cosmo.

*** ***


Nel paese di molto molto lontano

Mare
sole
brezze
luci nell’acqua

accarezzano
toccano
svegliano seducono
la mia pelle il mio corpo
le mie sinapsi

abbandonata
persa
in un utero smeraldo.

Approdata
in un sereno universo.

Non so se ritornerò.

*** ***



Poter dire bellezza

Lo chiamano innamorarsi
appartenenza gelosia possesso esclusività

… … … …


C’è uno spazio nel cuore, nostro, che non conosceremo
se non ci permetteremo di innamorarci.


Nel cuore c’è un territorio
impalpabile
appena percettibile
è morbido, quasi spugnoso
è come la carne del bambino
è silenzioso, liscio, quasi un velluto.

Sento che m’innamoro e la mia anima si ferma
si distende su questa coltre.
È il tessuto quasi spugnoso dell’utero
è rosso, pregno, di sangue e del suo odore.

Mi fermo, lo percorro, mi adagio
mi dà il suo liquor mi tocca
mi bagna mi avvolge mi nutre.

È un sentire è un bere
un’osmosi che pulsa tra il velluto e la mia pelle
dentro
fino agli spazi del mio essere più lontani.

E mi riconosco.

Il mare vasto e tranquillo
in cui scivola la mia barchetta.

Innamorarsi
un sentire.
La mia esistenza sulla Terra
ciò che ho scelto di essere.

Poter dire bellezza.

*** ***




Desiderio

Appena ho scritto questa frase, presa da un libro la mia testa s’è messa a fare come quando su internet metti una parola nella ricerca e la girandolina parte, per dire che sta perlustrando il mondo per trovare ciò che vuoi.
Non ho nemmeno tentato di infilami nella perlustrazione.
Sarebbe stato uno stress inutile, meglio lasciare fare al mio pc personale, alias cervello e intanto aprire un altro file.
Ma sapevo cosa il mio pc stava cercando.
Un quadro, non mi era chiaro stava andando tra Cézanne Van Gogh a qualche altro impressionista, mi pare Monet, meglio togliersi dal campo e lasciara era, non interferire che da qui a un po’ sullo schermo del mio cervello l’opera, collegata al fatto che “Il desiderio… fa entrare nel silenzio perché la parola non potrebbe contenere l’amore e l’amato” sarebbe emersa dal fondo della psiche dove stava a sonnecchiare.
Prudenza diceva di non indagane nemmeno sui criteri che conducevano alla scelta, meglio allontanarsi in quel silenzio. E fidarsi. Sarebbe stato un guizzo, un’emozione, un piacere questo mi era chiaro.





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