ad Arej
desideri
volontà
capacità di creare
spazio/tempo di vecchie creazioni liberati, sciolti
energie per rinnovarsi in un nuovo creare
Amarsi al sole
Gialla la ginestra vibra al sole
il raggio caldo
scorre il bordo delle sue foglie una ad una.
Quel tocco le porta la sua forma
in quella carezza lenta lei si conosce nei suoi fiori.
Brilla quel giallo
s’illumina, al sentire dei rami
giù, al tronco e fino alle radici.
Nutrirsi di sole.
***
Il Cielo
Ancora non è notte
ma lo spazio azzurro
profondo inesplorato
già chiama.
L’Anima del mare
presenza densa
sottile e impalpabile
attrae.
La luna esita
è l’istante del pensiero,
lei lo sa possedere con dolcezza e tenerezza
questo spazio, nuovo ogni sera.
La sua anima viandante
ogni sera
ricrea il sogno
abitato da costellazioni di arabeschi e fili d’oro.
***
Freschezza
Accarezzare le acque
risalire le acque
lasciarsi attirare
alla sorgente.
Perdermi
e ritrovarmi acqua
alla mia Sorgente.
***
Lucciole
Eros
sospeso nel blu
di questa magica sera.
I miei occhi
incantati
alle danze delle infinite luci
che si regalano gioia.
Attrazione
da terra a cielo
da cuore a Dio
da me all’Universo che in me s’illumina.
***
Oltre l’identità
Il Volto
aperto sull’Universo
gli occhi
a cogliere la Luce.
L’Orecchio
immerso nel Grande Silenzio
un Corpo
galassia circoncisa.
Per sempre nata.
Per sempre chiamata
a spalancare la sua esistenza
ad essere Presenza.
Per sempre chiamata
ad essere quella Libertà
nuda gratuita
in cui s’ è data.
Sarà Gioia?
***
L’ Anima
La Mia Anima
animale ferito
a lungo braccato da negrieri pensieri.
Un lampo di luna
fugge
alla coltre confusa e intricata
di un Cielo di nubi.
Vagabonda la Mia Anima
trascina falcate di paura
nel buio inconscio della sua Selva.
Si abbandona la mia Anima
arresa
a queste coltri di Cielo e di Terra
fredde buie straniere,
sono il suo letto
inospitale, sempre temuto.
Quasi un ringhiare insidioso
un sibilo misterioso
freddo
saliva da quel letto
che precludeva al mio Corpo
un riposo sereno.
Ora la notte ha ancora un lampo sofferto di mistero
ma la Mia Anima
s’abbandona fiduciosa,
cullata da cieli di tenebra
selve intricate
abissi insondati.
Veleggia la Mia Anima
su una gialla margherita
traghettata dolcemente tra queste sponde
ora ospitali
nel mare dell’Universo.
***
Amore nuovo
Già presente in ogni via di fuga
palpitante in ogni respiro sospeso.
Decidere di stare nel nulla fecondo
degli spazi dimenticati
e non difesi dal mio io onnipotente.
Riscattare le proprie macerie
nutrirsi di escrementi
succhi sborre liquami.
Gli aborti di pensiero
il meglio di me
di cui è ricco il mio ventre.
Amore di pace
che tutto accoglie
alimenta e lascia andare,
amore possibile
tenacemente voluto.
Amore che crede
“quando amo sono al sicuro!”.
***
Credo
E se lasciassimo fare ai Cieli
ai nostri Cieli interiori
attraversati solcati
perseverati, ora raggiunti.
Prima sempre cercati allo specchio,
nei riflessi dei cieli
incontrati negli occhi
e nei cuori di altri.
QUALCOSA ha palpitato in me
ha vibrato: SONO QUI.
Al tocco della PRESENZA
vedo lo specchio e l’illusione.
***
Bellezza e Pace
Un’altra Francesca emerge da me
è sospesa tra il corpo e l’aria.
Avverto il timore di arenarmi
in ciò che è stato
mentre il domani è ancora inconsistente.
Paura di tornare
in un limite senza respiro
mentre il Sogno
resta ancora sospeso, tra pensiero e parola
nascosto al quotidiano.
Intanto questo sottile corpo impalpabile
origine di sussurri aromi tenerezze
sta palpitando.
Quasi una Risurrezione
che senza sforzo si fa strada.
Emerge il desiderio di abbracciarlo
perché…
…egli vede in me la sua Bellezza
io sento in lui la mia Pace.
***
Storia antica
Potrei scrivere parole povere
ma perché, se il cuore scalpita,
non lasciarmi andare alla solare visione?
Tuffarmi nell’immenso ardore dei miei occhi
mentre mi guardo allo specchio
di questo giorno
consumato tra affetti amori
fatiche imprese.
Volontà di vivere
di creare cose nuove
di aprire strade sterrate allagate
appianate scoscese.
Andare per gli anfratti dei cuori,
del mio cuore,
finalmente con fiducia abbandonato
al suo stesso palpitare.
***
Il Cuore
Sperduta lacerata
eppure un suono trasuda dalle membrane
in ogni nicchia di me batte un cuore
ogni mio sguardo su di me è soave.
Forse adesso posso lasciare il timone
ancorare questa pressante cura di me
all’Universo.
Ho una Madre
ho un Padre,
ho un cuore che mi ascolta
e mi parla
dai silenzi più profondi del mio corpo
e della storia.
Sono sospesa su bastioni
che non sospettavo di aver innalzato.
Ero il mio idolo
così scomodo, così tenace e complice.
Contrabbandare la libertà
con illusioni così sottili e insidiose
da voler spendere tutto me stessa
per farle vere.
Adesso la vedo, la tocco
l’illusione,
mentre mi giunge la consapevolezza
che essa è solo lo specchio
di un Qualcosa di vero e fresco
che l’Universo ha in serbo per me.
***
La Mia Anima
Cavalla di razza
cavalca
ad occhi spalancati
le brughiere sconfinate.
Questi garretti nervosi
non danno tempo al riposo
per l’ebbrezza di attraversare
pietraie acquitrini
e incessanti colline verdi.
Orgogliosa del suo cuore libero
vero
fino a perdere se stesso
nel suo continuo innamorarsi del mondo.
Cavalla serena
che si lascia legare
sicura che nessuno
può domare la sua sete di abbracci.
La Mia Anima
bagliore tra le nebbie autunnali,
ancoraggio sicuro
del mio rinnovato andare.
***
“Se non diventerete come bambini non entrerete mai”
Occhi Nuovi
e questo vecchio mondo
aperto davanti a noi
è questo, il Regno dei Cieli.
Quando la luminosità delle cose
ci conduce alla Visione
e sappiamo il divino che siamo.
Quando la Bellezza
ci viene incontro
ovunque posiamo lo sguardo
sulle Terre e nei Cieli di ogni uomo.
Quando ogni creatura
si trasfigura davanti a noi
e ci rivela la sua essenza.
Il mondo dei sentimenti, delle apparenze
dei patti, dei contratti
le emozioni subite, i pensieri di controllo
la strategia della paura.
I nostri occhi vedono questo
quando tra noi e il mondo poniamo le chiavi
dell’impotenza e del giudizio
della sfiducia e della disistima.
Ma un’altra dimensione si apre
e ci fa veleggiare verso la risurrezione.
Stiamo sul trono della nostra più profonda e vera nudità
portiamo la corona della nostra regalità.
Decidiamo che questo e solo questo,
che si dispiega davanti a noi, è il Regno.
Questo apprezzamento mette nelle nostre mani
le chiavi del Regno.
***
Guardare lontano
Guardare lontano, vederti
e saperti accanto.
Ora onda ora sabbia
infinito e limite
tempesta di emozioni e sereno meriggio.
Un corpo un universo
ora in tumulto
ora dolente, silente
e in pace.
Vederti
e non sapere di amarti.
***
Perché marcire
dentro sentieri di speranza
mentre la vita bussa, preme
vuol essere presa?
Dove andare
come fuggire da se stessi
quando ormai incombono
eventi
che squarciano le nostre ferrate difese?
Perché aspettare
chi aspettare
se il tempo e lo spazio si dilatano
e rivelano alle nostre mani
un sentire carico di sogni
goduti appagati, redenti?
Fermarsi, sedersi
guardarsi attorno
inebriarsi del nostro luminoso e profumato giardino.
***
Fiducia
Angoli bui nelle mie stanze?
Perché no?
So che quando voglio li vado ad esplorare.
Sono eccitanti
intriganti
questi pezzi di storia nascosti e misteriosi
dentro la mia Anima.
Voglio che la Vita continui a sorprendermi.
***
Sto
sulla sponda del fiume che sono.
Osservo
srotolarsi davanti ai miei occhi
le bestie del mio tumulto più profondo.
Impetuoso
non so frenarlo,
impotente di fronte
alla forza indomabile delle mie acque.
Ho guadagnato la sponda
sono fuori dal guado.
Qualcosa di me può dirsi acqua…e altro
altro che sono oltre lo scorrere irrefrenabile
di questa forza
bianca e vaporosa
fredda, determinata.
Ma non sarei
se non fossi le mie Acque.
***
Aquile
Pezzi di anima escono a fiotti
rimbalzano
risuonano
urlano rimbombano
s’ accasciano.
Mi accascio, stordita
dal mio stesso dire
e il corpo freme.
Ali d’aquila
spezzate
voli sognati.
No
non sogna l’aquila
va.
Ali spezzate.
Tempo di nido
di casa.
Costruire il domani
rimarginare rafforzare
allargare le ali
lucidare le piume.
Guardare la valle
scrutare
ascoltare la spinta.
Librarsi
***
Una meravigliosa liberazione…
…e altre vite.
Grappoli di esistenze
uniti da un miele di gratuità
che scorre dentro acini rossi e dorati.
Fasci di spighe
chicchi abbondanti
farina promessa, elargita
macinata da cuori esigenti.
Olive generose, operose
pronte a perdersi in un filo verde
che lenisce ferite, dà gioia
riscalda di sorrisi i freddi inverni.
Eucaristia della Terra
generata nei nostri Cieli.
Linfa che sale da profonde radici
penetrate per attirare la Luce
fin negli ultimi freddi spazi
di una terra senza aria né respiro.
Cuori morti a se stessi
per essere pane olio vino
di un Sogno da attraversare
alla luce del giorno.
***
La voce
Esce la voce
da questa tenace appendice di carne
per far diventare parola
il vento impetuoso e infuocato,
deciso ad attraversare i cuori.
Da che sono risorto
continuo a morire
perché gli uomini
non vogliono
entrare nella propria morte
ma più accetto di morire
più incontro in me risurrezioni.
***
Il Dolore
trascina lentamente i suoi piedi
di vecchio usuraio.
Lo vedo allontanarsi
vinto
prigioniero, nel mantello
del suo inevitabile nome.
Dolore
parola vecchia, del passato
che riversa le sue abbondanti energie
ad onorare i miei piedi…
A me
Signora del mio oggi.
***
Santa Maria dé miracoli Venezia
Santa Maria Nuova.
È una sera tiepida
l’odore del mio paese.
Socchiudo gli occhi
giro la testa
e Tu m’ appari nel cuore di tante improvvise stelle
che allungano i loro raggi luminosi
e danzano come girandole negli strati blu della notte.
Blu oriente
colore
che mi affascina
e riempie di interrogativi la mia sera.
Sono bambina
e già il futuro appare alla mia mente
e interroga i miei giochi.
Poi la vita tra gli uomini
ha tracciato solchi rosso sangue.
Vie aperte da mani inesperte
una terra troppo giovane per essere madre,
zolle scoperte su un sole implacabile
che nega le zone d’ombra all’oblio
alla dimenticanza.
I prati dei nonni erano verdi
il verde della primavera.
Dolcissimo, riposante
rassicurante culla alle piccole esistenze.
Ho masticato la mia primavera
come la larva mangia la sua muta,
troppo nuda sono entrata nella vita
sulle tempeste ho costruito la mia corazza.
Futuro ignoto
solchi che scottano
corpo prigioniero.
Quel giorno vagavo
nessun pensiero occupava la mia mente.
Venezia si offriva
sonnolenta, stanca a mezzogiorno,
l’acqua mandava immagini di case, di fiori
il sole giocava
invadeva le finestre, gli stucchi
le calli.
Nessuna voce ha attirato il mio passo
nessuna intenzione ha guidato i miei occhi.
Solo una fila bianca di piccole colonne
riflesse nell’acqua.
Ho percorso questa solitaria immagine
di Poesia d’acqua e di marmo
come seguire un altro nome
dei mille di questa città.
Un cortile piccolo, angusto
muto tra le alte mura
mi appare davanti.
Ancora non so cosa nascondono le mie spalle.
Con fare da turista distratta
mi giro
e appare il mio domani.
L’inquietudine m’investe
strani suoni dentro la mia anima. Ora so
odori suoni pensieri del mio passato
hanno qui la risposta.
Ma quale risposta?
Ora la sofferenza si insinua
qui è il mio futuro
risposta al mio passato,
ma tutto è mistero.
Silenzio
i marmi rossi
i marmi verdi
il bianco il grigio
costruiscono il disegno moresco
la mia cabala.
Ascolto
avverto che la pace sta per visitarmi
la brezza acuisce il mistero
giunge la prima parola
“Oriente è il mio nome”.
Oriente?
Entro nella chiesa,
un grigio sfumato ora intenso, ora leggero
mi avvolge.
In fondo altri marmi
rossi verdi bianchi
giochi moreschi.
Sì, non so perché, ma è “Oriente”.
L’altare mi aspetta
i marmi rossi sono gemme vive
aspettano me,
i marmi verdi sapienti, mi rassicurano
il messaggio sarà di gioia,
i marmi bianchi mostrano la trama di un futuro
scritto con queste pietre.
Mi siedo
ascolto col silenzio dell’anima
“Sponsale”
è la seconda parola.
Intuisco una gioia
“l’Oriente si apre a me in modo sponsale”.
Come è possibile?
Alla mia domanda il grigio investe i colori dell’altare.
Tutto è nascosto ora
imprigionato nella geometria dei marmi,
invano i miei occhi cercano di scoprire
altri messaggi nascosti.
Esco
la luce tiepida del sole
illumina gli ultimi giorni oscuri,
un nome s’affaccia alla mia mente
ma è troppo lontano
perché possa essere vero.
M’incammino sotto il sole
ho stampata nel cuore
la facciata sibillica
di Santa Maria Nuova.
14 maggio 1987
***
Uccellino di pietra 5 ottobre 2003
intagliato nel marmo.
Ali turgide
scolpite nella forza del volo
intorpidite
freddate
da questo eterno sepolcro.
La mia carne è marmo
pregiato,
il mio cielo è una colonna
ricamata d’arabeschi.
Il mio universo è questa chiesa
e il profumo dell’incenso,
il mistero di questi marmi
rossi verdi blu, del grigio.
Quale demone
della mia piccola mente
mi ha costretto a lasciare il volo
per stare qui, immolato,
a mostrare agli uomini la spinta al volo
inchiodata nella stretta mortale del marmo?
Ma non vi preoccupate
anche la Sua era una tomba di pietra
un corpo di pietra…
Ho dentro la risurrezione.
all’uccellino scolpito nella colonna all’ingresso della chiesa di Santa Maria Nuova,
(Santa Maria dei miracoli), a Venezia.
La guida prende una stecchino e lo infila tra le ali e la colonna per far notare al visitatore la finezza dell’intaglio: le ali sono staccate dalla colonna, trattenute solo da un sottile, tremendo, pezzetto di marmo. E lui, l’uccellino è sempre là, freddato, imbalsamato nella sua colonna: io.
Non mi preoccupo, ho dentro la risurrezione.
***
Arej
Arej grande cavallo
Araj grande stella.
Hai tutto di me
le mie lacrime, il mio sangue
il mio sorriso.
Ti cavalco come si possiede
la Luce
accogliendola
solo facendo il grande vuoto
che risucchia in sé grandi potenze.
Arej
mio piccolo cuore
grande amore.
Ti ho creato perché so e posso amare
e mi spingi,
come se tua fosse la mia anima
e tua l’urgenza d’arrivare,
a correre sempre più veloce
negli spazi blu, stellati, del divenire.
***
Stella di David
Nessun dolore ha saputo rinunciare
alla forza della Tua Promessa.
In Te ciascun Uomo si riconosce
ciò che Tu ti riconosci:
Re a te stesso.
Stella di David
Universo fattosi pagliuzza dorata
che pulsa nel cuore di ogni Uomo
Tu dici
“Ma voi, chi dite che io sia?
Avete percorso con me
le strade della Palestina
ora, voi, chi siete?
Potete parlare di me
solo se sapete parlare di voi”.
Dopo averti conosciuto
sulle strade estreme della contraddizione umana
chi siamo?
Quanta polvere su quelle strade:
sangue dolore odori
ferite stracci pus
prigioni superstizioni schiavitù
paure.
Questo siamo
insieme al ricordo di averTi visto
chinarTi sulle nostre ferite,
mangiare nelle nostre polverose cucine,
fremere di fronte
alle nostre prigioni di paura.
Se Ti dico che sei Re
io sono Re.
Abdicare all’illusione
di caricare le spalle dell’altro,
comprese le tue, Gesù di Nazareth,
della responsabilità della mia salvezza
della dignità della mia eredità.
Stella di David
io sono questa Coscienza
possiamo dire di noi
ciò che Tu hai detto di Te.
Nessun commento:
Posta un commento