domenica 7 marzo 2010

L'Incanto


In verità ciò che bramate o che temete, che vi ripugna
e vi accarezza, ciò che evitate o perseguite, ogni cosa in
voi levita in un tenace e incompiuto abbraccio.
E come luci e ombre accoppiate in una stretta,
vi fermenta in cuore
".

(Gibran Kahlil Gibran)

***

Credere

Il sole il cielo la luna le stelle,
l’orrido le vette
e i prati verdi:
luoghi dell’infinito fattosi bambino.

Sapere di averli dentro,
cercarli, incamminandoci su sentieri incantati.

Lasciarli esplodere in me.

Respirare profondamente
dai tuoi occhi
l’universo che si è aperto nel mio cuore.

***



Conosci…

Conosco l’amore che si dà,
me lo porta il cielo, il mare, il sole.

Amore che chiede, prende, gioisce
chiama, confessa, conquista
pretende e anche lascia andare.

Batte i piedi, si prende cura di me
è mio, è tuo, è suo, ha un volto, ha un nome.

Non ha volto, non ha nome.
mi regala agli eventi
Amore presente, silenzioso
sta sulla mia spalla.

Amore di terra che mi porta il mondo
apre i cieli, fa scrosciare le cascate e,
in me, si prende cura delle mie innumerevoli stelle

le chiama… ciascuna per nome.

***



Visione

Una cascata e un arcobaleno
un sentiero ed uno scroscio.

Raggio e Luce.

Farfalla che si alimenta
del Suo bozzolo.
Anima che si nutre
alla Sua tomba.

Rinascere:
dai ricordi di bambina
portatori di spezie, fiori
aromi, incanti, umori, nettari.

La mia acqua
il mio seme
distillato della mia Anima
da riabbracciare alla Sorgente.

***

a Francesca Sofia

Mi raggiungi dall’eterno
primo inconosciuto squarcio
di un promettente sole.

La nostra vita
figlia e madre
prima si dà
poi si conosce.

Ora posso scrivere di te
qualcosa che è vero.

Sei l’amore esigente che chiama,
da un terreno confuso e cieco,
le forze per costruire una storia nuova.

Tu sei quella fede nella Vita che risorge
che in noi è Speranza,
in te è Credo
che si è fatto carne.

***



a Irene Angela

Grande silenzio
grande attesa.
La vita può venire ancora incontro all’uomo
solo in una grande pace.

La frenesia dei bisogni inventati
delle cose, dell’apparente non è il reale.
Reale è il divenire: la Vita
è la fantasia dell’anima: l’originalità.
Reale è il dono: la semplicità
è l’Essere che vuole parlare con noi
coinvolgendoci ancora nella Vita.

Ma l’uomo è distratto, confuso, lontano
dall’ autentico richiamo del suo essere più profondo.

Al di là di tutti i pur validi cammini umani
l’essenziale è ancora “ darsi “ per dare la vita.
Uscire dai rivoli stagnanti della storia
e scorrere nella Storia dell’Eterno.
Credere umilmente che il meglio della storia
lo fa chi, dopo di noi,
costruisce sui tracciarti delle nostre speranze.

***

a Giuseppe Gerardo

Una voce, la tua voce,
dà presenza alla dolcezza.

Il tuo sgambettare
intreccia trame gioiose nelle nostre stanze.

I miei voli d’aquila:
tracciati della fantasia in cui spesso mi disperdo.

Il tuo abbraccio tenace
mi vuole, qui
sul tuo viso, sui tuoi occhi.

Abdicare all’illusione
e lasciarmi riempire
dal dono che ogni giorno sei per noi.



***



Gioia

Luce, Luce, Luce.
Lasciamo che il nostro mentale
si abbeveri di Luce.

Si alimenti della sue stesse tenebre
così che masticate, impastate, assimilate
sprigionino tutta la loro Energia.
La Luce che sono.

***


Il nemico

Ho un nemico?

Sto nel suo campo.
Divento il mio nemico.
Faccio mio il suo pensiero
faccio mia la sua intenzionalità
e mi guardo.

Ciò che sento e vedo fa la consapevolezza
che raggiunge me e colui che,
prima nemico,
diventa l’altra parte di me
il mio amico.

La forza del campo del nemico
è l’altra parte di me, della mia forza
e, a me, serve tutta.

Andare verso tutte le energie di creazione.


***


Speranza

Per l’Universo attraverso la solitudine
attraverso un sottilissimo
lunghissimo filo di Luce.

Rovesciare le Tenebre
le profonde inestricabili tenebre in cui mi perdo.

Il nodo radicale
di quando io, bambina, ho aperto all’abisso.
La ferita, rossa, viva
che si apre appena mi vivo la gioia.
Gioia/Castigo
ogni respiro di vita rapito dal giudizio
risucchiato dal sacrificio.
Negarmi la vita, distruggermi
tanto di vita, tanto di morte

… “Abbracciami!"…

se riesco ad avvolgerlo con le mie braccia
partorisco dal mio cuore
quel sottilissimo, lunghissimo filo di Luce.

***



Silenzio

Accolto
questo silenzio irrimediabile
dal quale non serve fuggire.
Un battito
il battito del mio cuore.

Nonostante tutto amo.

Questo filo sottile di luce
questo ascolto.
Respiro fresco
voluto oltre ogni spasimo.

Questa è la via.

***

Il Tempio

Il Tempio non è più Tenebre
è Luce.
Bagliori di Luce erompono dai portali
dalle ampie aperture del colonnato.

Attirano inondano
illuminano svelano.

E Noi, Uomini, conosciamo
comprendiamo, integriamo.

Attirati
accorriamo alla Soglia
ci aspetta, da sempre, La Presenza.
Luce, Luce, Luce
che ci abbaglia, ci riempie
…e Noi
ci immergiamo nella Luce.
Pulsiamo della Luce di questo Tempio che siamo.

Anche gli antri, lontani
s’illuminano.
I nostri io ancestrali
abbandonati
quando il mondo ci ha invitati per un’esistenza,
che c’ illudevamo, meno faticosa.

Abbandonati, ma lasciati
al loro buio
il nostro buio.
Parti di noi, da tempi lontani
nelle tenebre.

Adesso, Luce.

***

Sospesa

Vicina all’Urlo
ma in esso non ancora ancorata.
Ancora, l’abbandono del mio essere capienza
non coincide, tenacemente,
col cratere di quel vulcano
che serba, in fondo alla mia anima, l’urlo.

Ancora, la mia carne
non è irrimediabilmente
lacerata tanto da alimentarsi del terrore
del suo stesso urlo.

Ancora mi difendo
tento di proteggermi da
quel vuoto/pieno incandescente
che brucerà ogni residuo di vita illusoria
ogni castello dell’io
che caparbiamente, in fretta,
sempre più disordinatamente, continuo a costruire.


***

Eventi

Adesso è il Niente
ancora il Nulla
tanto temuto, tanto allontanato
ancora il Nulla
Signore del mio presente.
Adesso la Poesia viene
ritorna
si alimenta di dolore
la mia consapevolezza
e, chissà perché, solo così si fa parola.

Giardino vuoto, mio, rinnovato.
Creare, costruire?
Io, Francesca… “Tu sei Francesca!”
Sì, colei che solo Nulla sa creare
solo dal suo Nulla vede costruire
e continua a vivere
senza saper succhiare
non nutrita
non cullata
ancora protesa nel Vuoto.

***


Autenticità

Qualcosa rischiava di farmi perdere
me stessa un’altra volta.
Qualcosa stava, un’altra volta,
portandomi via da me stessa.
Qualcosa di insidioso, pericoloso.
Qualcosa legittimato a sacro
indiscutibile, irresolubile, ineluttabile.
Mi stavo perdendo, stavolta
forse, irrimediabilmente.
Perché avevo detto all’altro:
"Prenditi cura di me, della mia anima”.

No. “Nessuno la toglierà dalle mie mani”…
perché "Io Sono un Dio geloso".

E’ mia, la mia Anima, solo di me
solo in me posso sentire e sapere
Chi sono
e cosa vuole la mia Anima.

L’avverto ora che il pericolo è evitato
è fuori di me e lo vedo.
Quella sarebbe stata l’irrimediabilità della perdita.

Questa E’, nell’Uomo, l’increazione.
Semplicemente, la morte non accade.
“Cose più grandi di me farete se soltanto crederete
di poterle fare"…

“non cose più grandi di Te, Signore,
mi basta un cuore nuovo".
Questo ho messo in dubbio
ho rischiato di perdere la fede in me stessa
l’evidenza e il riconoscimento del mio stesso esistere.

Da qui l’audacia del viversi così, come si è
per quanto e quello che si E’.

***



Lacerazione

Forza di Vita - Forza di morte
Abbraccio - Distruzione
La mia carne, il mio sentire, campo di battaglia
di due Forze inconciliabili.
Pari.
Lacerazione Dolcezza - Urlo Condivisione
sballottata inesorabilmente tra la dolorosa difesa
e la spinta a vivere
nessun ancoraggio
oblio.

Prigioniera
di vecchie visioni, di rancori
di paure ancora vive, attive, insidiose, distruttive.
Io ho chiuso
io ho buttato la chiave.

Prigioniera
e la Vita va avanti
passando diritta alla mia stazione.



***



Parole dagli dei

Risuonano le nostre voci
nelle vastità delle sale
dei nostri templi e palazzi.
L’eco ci ritorna
la vastità
dei nostri pensieri di pietra:
illusorie identità
cui abbiamo votato l’anima
e consacrato il sangue.

Ci serviva solo una tenda.

Era sufficiente prendersi cura della Tenda che siamo…
al resto
a farci gioire
avrebbe provveduto la Vita.

Perché tanta dolorosa
superba fatica più grande di noi?
perché abbiamo caricato
le spalle dell’Uomo di tanta “divina” Illusione?

***




Gelosia…

“e nessuno la toglierà dalle mie mani..."
la stretta mortale.

Mie sono le mani
che mi stringono.
Tento di togliermi il respiro.

Soffocata da me stessa
dalla Grande Paura
diventata madre e padre
della mia esistenza
dell’agire e del futuro.

Come il primogenito
geloso del fratello:
perché lo ama,
si ama troppo in lui.

Come l’uomo geloso
della sua donna:
perché in lei
ha visto la sua potenza.

Come la donna
gelosa del suo maschio:
perché quel seme
non deve avere altri ventri da nutrire e fecondare.

Come ogni esistenza che continua a fare
di qualcosa o qualcuno
fuori di sé
il senso del suo esistere.

Gelosia
grande forza tra le mie mani:
la tocco la circoscrivo
la sento la palleggio
la metto nel mio cuore

Così com’è
la metto nel mio cuore
così come sono
mi metto nel mio cuore.

Come d’incanto ecco i pascoli
i prati verdi
le distese fiorite e profumate
degli alpeggi.


“Conquistare le vette
dimorare sulle vette".
Lasciar andare chiunque
ogni fratello sorella
amante
uomo donna
figlio… Dio.

Lasciar andare ogni esistenza
a rinverdire i propri universi,
a me basta il mio prato
fiorito e profumato.

***

Trasparenze

Il fiume che scorre
pieno, ricco e calmo, eterno
silenziosamente presente.

La polla della vita divina
della vita.

Il vento mi affascina
più dei miei pensieri.

Vivere è stare ogni attimo
sul filo dell’equilibrista.

***

Ontologia

L’agape entra nei conflitti?

L’aldilà con la roccia
è l’essere partecipi con Dio
del perché delle sue
fedeli venature.

Adorare ciò che è
e ciò che siamo.

Fino a quando continuerò
a dividere Dio
da me stessa?

***




Assisi 1

E’, Presenza dentro
al verde perlato degli olivi
che si rincorrono fin dove arriva il mio sguardo.

E’, dentro al giallo e al rosso profondo e sorprendente dei faggi
che segnano il sentiero.

E’, dentro al rosso bagnato della terra
ferita, lacera sul colle.

E’, dentro ai sassi di queste case
rinnovate della preghiera.

E’, dentro Francesco
anima universale di questa terra.

E’, dentro di me
stanca, povera e innamorata
di questi alimenti prenatali.

***




Sono


Le nostre isole
si possono toccare
ma non fondere
“sono”.

Il respiro della vita
che dà vigore alla mia carne
mi commuove
e il trepido sguardo
sorveglia,
quali possibili passi,
segnano le mie strade.

Nulla resta nelle mie mani.

Qualcuno scruterà
i solchi della mia fatica e,
chissà come,
saprà
che non ho camminato invano.

***


Ara … ovvero il Mito


Il mio cuore è un altare

una solida coraggiosa lastra

più forte del mio volere

ove Ognuno è presente.

L’ara e l’essere non m’appartengono

io ero i miei sentimenti.

Ora solo la Vita

presiede a consacrare

i destini e la storia.

Il mio domani

perché più vicino

ora

stranamente lontano.

Niente è nelle mie mani

solo

sento la Forza di un germe d’amore

che vuole essere.


***

Sapere chi sono

Lacerati divisi evasi
fuori da noi stessi, oltre
noi stessi.
Inermi estremi
risucchiati dal vortice del possesso:
di se stessi dell’altro
di altro.

Grande io da onorare fatto dio
fattami dio.
La cuspide del nostro tremendo
possedere.

Bisogno di guardasi in sé
abbracciarsi
abbandonarsi a sé.

Nel culmine del mio voler possedere
il mondo.

Forza sacra
divino fedele a se stesso
nell’incommensurabile desiderio di tornare a se stesso
fattosi creazione.

***


Esistenze


Se potessi ascoltare la tua voce
umanità rinata
quali note la mia carne faticosa
potrebbe riconoscere?

Solo la Tua Presenza conosco
quando,
dopo tutta la volontà di morte,
ancora scopro di esistere.

***

Nuova

Forse non basta sprizzare schizzi di umanità
forse non basta scegliere ogni momento la gioia
forse occorre ricominciare
a camminare con il dolore.

Ma io non decido più la mia storia
vivo quello che viene dal profondo.

Se potessi farei un miglio con voi
ma una nuova forza
mi spinge lontano dalla malinconia.

Spero di esservi di speranza
almeno, non avrò sorriso invano.

***

Dispersione

Si continua a tracciare solchi sulla mia carne.

A quale negriero
lascio affondare la sua volontà
nelle mie zolle?

Terra stanca
perché non ti chiudi a coprire un seme?
Perché sempre resti arsa dall’aria
dai venti che
senza timore ti trapassano
e ti rubano la linfa della vita?
Dov’è il limite tra l’amore di sé
e l’amore del Tutto?

Troppo panteistico affanno
nei miei giorni.

Riappropriarmi di me stessa.




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